Siamo
PERSONE CHE AIUTANO CHI NE HA PIÙ BISOGNO
ASCA è l’unione di professionisti in ambito educativo e sanitario attivamente coinvolti nella realizzazione di progetti di sviluppo in Africa.
L’associazione nasce nel 2005 iscritta al Registro Regionale delle Organizzazioni di Volontariato.
Grazie al contributo fondamentale di volontari, finanziamenti pubblici e privati ASCA è in grado di sviluppare progetti di grande valore, contribuendo a uno sviluppo guidato nelle regioni coinvolte.
LA MISSION DI ASCA:
Impegnarci per garantire il diritto universale all’accesso ai servizi sanitari, migliorando lo stato di salute in Africa. Sensibilizzare e promuovere la cultura del rispetto dei diritti umani.
Dottoressa Daria Bonfanti
Sono a Lunsar, una piccola città nel nord, insieme ad una pediatra di Roma; poco fa abbiamo concluso il corso di formazione di 3 giorni rivolto alle infermiere dei centri di salute periferica dove abbiamo parlato di educazione alla gravidanza, all’alimentazione e della prevenzione alla malnutrizione infantile. La mia esperienza si sta per concludere ed è stata molto bella, sono riuscita a raccogliere tanti materiali che possono essere utili in futuro.
Rossella Bellenda
Bolivie Wakam, un ragazzo camerunese di 26 anni, è tornato a trovarci alla scuola media di Carcare per parlare della sua esperienza.Dopo aver vinto un concorso per studiare in Europa, si trasferisce in Italia e da quel momento inizia il percorso verso il cambiamento. Noi non riusciamo neppure ad immaginare la sua infanzia. Abbiamo sentito la forza e la determinazione della sua volontà che gli hanno permesso di cambiare le cose. Mi chiedo, se noi, nati in un paese in grado di offrirci tutti i comfort, saremmo mai in grado di trovare tale forza. Buona fortuna Bolivie, spero che tutti i tuoi progetti e sogni si realizzino.
Missione Sanitaria in Camerun 2° gruppo
Siamo un gruppo di giovanotti di grandi speranze, anche quest’anno partiamo dando il cambio all’équipe degli “anziani” la cui esperienza e capacità professionale sono ampiamente riconosciute in Africa. Abbiamo istituito una giornata chirurgica italo-camerounenese con un simpatico ginecologo locale che si è esibito su una isterectomia con trasfusione estemporanea mamma-figlia e ha contraccambiato la cortesia con alcune dritte su cosa fare con un caso complesso. Il maggior tempo libero di cui abbiamo goduto quest’anno ci ha permesso di capire meglio la realtà che l’anno scorso avevamo affrontato solo in sala operatoria. Esperienza unica.
Padre Federico del Carmel di Bangui
Amici, vi scrivo per comunicarvi una notizia importante: tutti i profughi sono rientrati a casa! Termina qui l’avventura del nostro convento diventato improvvisamente un campo profughi iniziata il 5 Dicembre del 2013. A tutti i profughi è stato permesso di rientrare nei quartieri della città grazie a un progetto finanziato dall’ONU. Erano contenti di partire e pure noi lo eravamo anche se inevitabilmente, c’è stata un pò di tristezza per non averli più tra noi. Osservare la zona in precedenza occupata dai profughi, ormai deserta e disabitata, è impressionante. Sembra quasi sia passato un tifone. Benché la situazione sia nettamente migliorata in capitale, purtroppo non è così in altre zone del paese. Piccoli gruppi di ribelli continuano a compiere azioni criminali. Non c’è dubbio che quanto abbiamo vissuto sia stato dal punto di vista umano e cristiano un’esperienza che ci ha profondamente segnato e che ricorderemo tra le più belle e intense della nostra vita. Un buon lavoro di squadra ci ha permesso di venirne a capo anche nelle situazioni più difficili. Mi sia permesso dirvi ora il mio grazie più sincero. Ma non è questo il momento di abbandonare il Centrafrica che ha ancora bisogno della vostra simpatia e della vostra amicizia. C’è un paese da costruire e non possiamo farcela senza il vostro contributo. Non mancherò di aggiornarvi. Un abbraccio!
Da i pranzi della domenica
Ci ritroviamo, qualche domenica dell’anno in S. Pietro, via untoria, centro storico di Savona, i vecchi la chiamavano n’ unzaja. È un bell’incontrarsi, si sta insieme, si apprezza il cibo confezionato da Carla di Briciole di Solidarietà e si fanno dei discorsi sull’africa, sulle missioni dei volontari, su quello che noi, da Savona, possiamo fare per i progetti portati avanti da ASCA. Si è creato un bel clima, grazie anche all’ospitalità dei padri carmelitani e tante volte penso che invece di 4 appuntamenti durante l’anno potremmo vederci anche più di frequente, si sta bene in n’unzaja.
ASCA CELEBRA LA GIORNATA MONDIALE PER LA LOTTA ALL’AIDS
Il 5 dicembre ci siamo ritrovati presso la SMS di Cantagalletto (eravamo veramente in tanti!) per celebrare la giornata mondiale di lotta all’AIDS che ricorre ogni anno il 1 Dicembre . E’ stata l’occasione attraverso la raccolta fondi con la cena e la lotteria per finanziare il progetto “Emergenza farmaci per la terapia anti-HIV in Repubblica Centroafricana”.
Da ASCA infatti sono stati stanziati e già inviati € 4000,00 per l’acquisto dei farmaci antiretrovirali di cui c’era carenza presso l’Ospedale di S. Michel a Bouar (l’unico ospedale specializzato nella zona del Nord-ovest della RCA per la cura dell’’infezione da HIV).
Dopo la presentazione del Progetto da parte del Dr. Bruno Astengo sono intervenuti il Dr Marco Anselmo Presidente ASCA ed infettivologo e la Dr.ssa Sara Grignolo infettivologia ed esperta di progetti HIV /gravidanza. Caterina Perata ha preso poi la parola per illustrare la situazione socio-politca della Repubblica Centroafricana.
Durante la serata è avvenuto anche un collegamento telefonico con le volontarie di ASCA in Cameroun (Erika, Rossana, Daria e Brunella) in missione di formazione presso l’Ospedale di Nyalla Cambo in Cameroun .
Mission Douala 1 – 8 dicembre 2019
Douala (Camerun) – Ospedale di Nyalla Kambo.
Ore 16.30 di una calda domenica africana, arriva in ospedale con una moto taxi una signora gravida riferisce di avere le contrazioni, è il quarto figlio, ma è ancora di 32 settimane.
La visitiamo è a dilatazione completa, dobbiamo andare subito in sala parto.
Dopo poche spinte nasce una splendida bambina, è molto piccola, pesa 2,200 kg appena estratta ci accorgiamo che qualcosa non va, fatica a respirare, qualche istante dopo va in arresto respiratorio.
Siamo in tre, compreso il personale locale, iniziamo subito le manovre di rianimazione con il materiale che abbiamo a disposizione (in questi momenti ti accorgi della grande differenza con gli ospedali a cui siamo abituati) …aspirazione, massaggio, ventilazione…
Al primo vagito ti accorgi di quanto la vita sia appesa ad un filo e di come, anche tu, riprendi il tuo regolare respiro in apnea fino a quel momento e un sorriso ritorna sulle labbra di tutti, gli occhi lucidi si scambiano sguardi colmi di un’energia speciale, ti senti vivo e un’unica cosa con l’altro vicino te, qualunque colore di pelle tu abbia e qualunque lingua tu parli.
Benvenuta in questo mondo Anima Meravigliosa 🙏❤️
Rossana, Daria, Brunella, Erika
Mission Douala 1 – 12 dicembre 2019
Douala – Ospedale di Nyalla Kambo
Squilla il telefono…mi sveglio, guardo l’ora è l’01:20 la voce di Suor Lucy: “Abbiamo un parto, vieni!”.
Salto giù dal letto e in un attimo mi trovo vestita a scendere le scale.
Ragazza di 25 anni, terzo figlio, gravidanza senza nessun problema, poche spinte ed ecco nascere una splendida bimba, ma quello che si palesa, qualche istante dopo, ai nostri occhi e scioccante, la neonata ha tutte le viscere che fuoriescono dall’addome.
Interveniamo subito, siamo in pochi e dobbiamo prenderci cura sia della mamma sia della bambina. Aspiriamo, apriamo le vie aree, la facciamo respirare. I suoi occhi sono dolci e ti arrivano al cuore.
Il nostro piccolo ospedale non ha la sala operatoria.
Non c’è tempo da perdere, la bambina va trasferita subito in un ospedale con la chirurgia.
Lo comunichiamo al padre, ci dice che loro sono venuti a piedi, non hanno mezzi e deve correre fuori nel buio del villaggio per cercare una moto taxi che lo possa portare all’ospedale.
Dopo mezz’ora ritorna e riferisce di non aver trovato nessuno, prende la bambina e corre via a piedi, in direzione della città, in cerca di un passaggio.
Ci prendiamo cura della madre…del suo immenso dolore.
Dopo qualche ora sappiamo che un primo ospedale ha rifiutato di accoglierla… c’è chi crede ancora alla stregoneria e non si prendono il rischio di intervenire su una bimba così piccola, se dovesse andare male sarebbe una disgrazia.
Il papà è ora diretto verso un altro ospedale che valuterà la possibilità di un’operazione e dei costi.
Si perché in Africa la sanità è tutta a pagamento e spesso i costi sono altissimi.
Se non si hanno i soldi, si muore.
Ormai il sole sta per sorgere noi ci guardiamo negli occhi pieni di speranza e non servono parole per capire che a volte nascere dalla parte giusta del mondo è solo una questione di fortuna…
Rossana, Daria, Brunella, Erika
Qualche riflessione su questa epidemia…
Cari Socie/i e Amiche/i,
di seguito vogliamo condividere alcune riflessioni del nostro Presidente Marco Anselmo riguardo a questo particolare momento che stiamo vivendo.
“C’è qualcosa che mi disturba di questa reazione all’epidemia di Coronavirus. Un’epidemia.
Già…un’epidemia, non l’epidemia. Non la prima, né l’unica, né l’ultima.
Non sottovaluto la fatica di chi lavora nelle regioni più colpite, né il dolore di chi ha perso qualcuno portato via da questa malattia. Rispetto fatica e dolore.
Eppure c’è qualcosa di così stridente tra l’accento messo su queste morti, questa fatica e questo dolore rispetto a tutte le altre morti, fatiche e dolori.
Le persone muoiono isolate, senza i loro cari vicino. E’ uno degli aspetti più terribili della malattia. Cosi’ come era terribile in Guinea, in Sierra Leone, in Liberia, in Congo durante le epidemie di Ebola. Morivano circondati da persone di cui a malapena riuscivano a vedere gli occhi appannati dietro le mascherine, da persone che spesso parlavano una lingua diversa. Quando entravano nel centro sapevano di avere meno del 30% di chance di uscirne vivi. Erano bambini, madri, fratelli, sposi che si salutavano per l’ultima volta all’ingresso del centro.
Si lavorava senza tregua, senza un giorno libero, senza potersi abbracciare, senza neanche potersi stringere la mano.
La gente muore perché le terapie intensive non sono sufficienti. E’ doloroso. Ma la maggioranza degli abitanti di questo mondo non avrà mai accesso ad una terapia intensiva. La maggioranza degli abitanti del mondo non ha neanche accesso al medico di base. Anche questo è doloroso.
La gente deve stare a casa, deve limitare i movimenti. E’ duro. Penso a quanta gente ho conosciuto che è stata rinchiusa in recinti per anni, i ragazzi rinchiusi nei centri di detenzione libici, i rifugiati rinchiusi nel loro chilometro quadrato da generazioni, gli abitanti di Gaza confinati in una striscia. Penso che la maggioranza degli abitanti di questo mondo non avrà mai un passaporto. Anche questo è duro.
Tutti sperano nell’arrivo veloce di un vaccino. Arriverà. Ma non per tutti. Come non per tutti è il vaccino del morbillo, la terapia per l’HIV, le chemioterapie antitumorali.
La foto che mi sconvolge di più di questa epidemia è quella dei senzatetto americani nel parcheggio. Esprime la follia di una risposta alla paura più che ai bisogni. La paura di questa parte ricca di mondo che pensava di poter dominare tutto e ora qualcosa sfugge al suo controllo. E allora li fa stendere così, ognuno tra le linee di un parcheggio. Che non si muovano. Che non ci infettino.
Sicuramente quest’epidemia sarà una mazzata economica. Ma i ricchi continueranno ad essere i più ricchi e i poveri continueranno ad essere i più poveri.
Dicono che quest’epidemia cambierà le nostre vite. Lo spero.
Spero ci aiuti a vedere un po’ più lontano”.