Notizie dal confine Polonia- Ucraina
di Chiara Montaldo
“Sono appena tornata dal confine tra Ucraina e Polonia. Mi sono unita a un gruppo di volontari che hanno organizzato un corridoio umanitario verso l’Italia per chi sta scappando dalla guerra.
Rientrano con noi in Italia 71 persone: donne e bambini. Gli uomini tra i 18 e i 70 anni sono rimasti intrappolati nella guerra.
Da subito mi colpisce la solidarietà: alla frontiera di Przemysl, pulmini provenienti da varie parti del mondo sventolano la bandiera ucraina e offrono passaggi a chi scappa. Famiglie polacche offrono cibo e ospitalità. Un pianista suona per ore tra il frastuono di gente e bagagli. Una colonna sonora surreale per questa atmosfera surreale.
La sera ci spostiamo alla stazione degli autobus di Cracovia per accogliere altre persone. Un ragazzo che ci aveva contattato via Facebook, accompagna una donna e quattro bambini al nostro pullman. Prende in braccio i bambini e li saluta con enorme tenerezza. Gli chiedo se sia un parente. “Fino a due giorni fa ero un perfetto sconosciuto. Li ho ospitati da me per due giorni. Vi ringrazio di accompagnarli in Italia”.
Aiuto la donna a caricare i bagagli. Sono pesantissimi. Ci ha stipato dentro tutta la sua vita. Nonostante le difficoltà linguistiche, riesco a capire qualcosa del viaggio che l’ha portata al confine, dal saluto straziante degli uomini, ai giorni e notti a piedi sotto la neve, seguendo una colonna umana, trascinando i bagagli e i bambini. Tutte queste donne hanno salutato i loro compagni, padri, figli, fratelli, e sanno bene che potrebbe essere stata l’ultima volta.
Sul pullman ci sono anche quattro ragazzine adolescenti. Sono quelle con gli occhi più tristi. Loro, oltre al padre, ai fratelli, ai fidanzati, hanno salutato anche le madri che, chissà con quale disperazione, sono rimaste lì e hanno spinto le figlie a partire. Sole.
La maggioranza dei nostri passeggeri sono bambini, dai 9 mesi ai 10 anni. Forse ancora non comprendono la follia che li ha costretti a questo.
Ripenso alle persone in fuga che ho accolto sulle coste siciliane e greche, alle famiglie che ho incontrato sulla rotta balcanica, ai rifugiati nei campi libanesi.
C’è qualcosa che li accomuna tutti: gli occhi. Sono occhi che hanno guardato per l’ultima volta un mondo che crollava. Il loro mondo. Lo hanno visto sgretolarsi e si sono sgretolati un po’ anche loro. Oggi hanno bisogno di un tetto, di pane, di riposo. Ma domani avranno bisogno di “ricostruirsi”. Ci vorrà tempo e fatica e probabilmente non torneranno mai più come prima.
Perché dalla guerra non si guarisce mai.”
Notizie dal confine Polonia- Ucraina di Chiara Montaldo
Medico Infettivologo IRCCS Istituto Nazionale Malattie Infettive
“L. Spallanzani” e Amica di ASCA