Progetto “Sguardi incrociati sull’Africa” Savona, gli alunni della scuola media “Rita Levi Montalcini” alla scoperta del Camerun
Video conferenza con Bolivie Wakam, un giovane ingegnere che ha studiato presso il Campus universitario savonese
Autrice : Prof. Renata Rusca Zargar
Lunedì 26 aprile, gli alunni delle classi della scuola media “Rita Levi Montalcini” di Savona, per interessamento della professoressa Laura Sirello, hanno avuto una grande opportunità: ascoltare in video conferenza dal Camerun, Bolivie Wakam, un giovane ingegnere che aveva studiato a Savona presso il Campus universitario.
Bolivie ha parlato del suo paese, che si trova tra il Centrafrica, la Nigeria, il Chad, partendo dalla storia: la colonizzazione, la libertà, il presidente Paul Biya, in carica dal 1982… Poi, ne ha spiegato la bandiera con i colori verde, che rappresenta la foresta del Sud, rosso, il sangue dei combattimenti per ottenere l’indipendenza, giallo, per indicare la savana del Nord, oltre alla stella che rappresenta l’unità del Camerun. Nel suo paese vivono sia musulmani che cristiani ma si sentono un’unica comunità perché appartengono tutti allo stesso paese. Ai camerunesi, poi, piace il gioco del calcio ma spesso i bambini per giocare devono usare una bottiglietta perché non possono avere un pallone. Nel Camerun, infatti, c’è tanta povertà anche se esiste una classe sociale molto ricca che abita in bellissimi palazzi nelle grandi città. Sono due mondi separati che non si incontrano mai: il povero non ha possibilità né speranza.
Bolivie è cresciuto a Douala. Per poter andare a scuola, si alzava alle 5 del mattino, faceva le pulizie all’esterno dell’abitazione (dell’interno si occupavano la mamma e la sorella), poi andava a prendere l’acqua al pozzo per mangiare, lavarsi, ecc. Quindi, andava a scuola a piedi percorrendo cinque chilometri. In famiglia, si arrangiavano come potevano, perché suo padre era morto che lui aveva solo tre anni. Ogni giorno, aveva pochi centesimi per comprarsi qualcosa da mangiare; per il resto, cercava di bere dell’acqua per calmare la fame.
Quando tornava, guardava se, dalla sua casa, si vedesse del fumo: voleva dire che la mamma stava cucinando qualcosa, dopo essere stata al mercato a vendere qualche verdura trovata in campagna. Qualche volta, mentre Bolivie parla della vita africana, salta il collegamento video. Allora, continua il discorso Patrizia Cattaneo, anche lei collegata ma da Savona. Patrizia è referente scuola e formazione di “Savona nel cuore dell’Africa”, un’Associazione che realizza progetti di sviluppo in Africa. Lei conosce bene l’Africa perché ci è andata molte volte, adoperandosi, come ex insegnante, per formare degli educatori che, a loro volta, possano preparare i bambini africani. Ha seguito anche tutto il percorso di Bolivie. Solamente nell’educazione, infatti, esiste la possibilità di migliorare le condizioni di vita della popolazione africana.
Bolivie è un esempio: egli aveva creduto nello studio, nonostante le difficoltà, così ha avuto anche la possibilità di venire a studiare e perfezionarsi a Savona. Per pagargli il viaggio, però, sua madre ha dovuto vendere un piccolo appezzamento di terra che usava per il loro sostentamento. Bolivie ha presentato, tra l’altro, una serie di diapositive con foto delle scuole elementari del villaggio, dove i bimbi siedono per terra o su un mattone e non hanno libri, né quaderni, né altro materiale. Oppure, ha mostrato quello che loro chiamano Liceo, dove i banconi sono affollati perché, magari, in una classe ci sono 80 ragazzi e ragazze.
Quando è sbarcato a Bologna, per la prima volta, ha avuto il primo impatto con la nostra società: nelle strade non c’erano bambini che giocavano ma persone che portavano in giro un cane.
Dopo lo studio a Savona, Bolivie è tornato nel suo paese per portare la luce nel suo villaggio con i pannelli fotovoltaici e per formare altri tecnici che possano farlo altrove. Savona nel cuore dell’Africa, che lo sostiene, ha, infatti, come obiettivo di formare le nuove generazioni sia per quanto riguarda l’energia e le telecomunicazioni, che l’educazione materna e primaria e l’educazione allo sport. Tutto questo comprende le nozioni di igiene e di alimentazione corretta, oltre a insegnare a dare il giusto spazio alle donne. Così, con il permesso del capo villaggio, Bolivie ha portato la luce. Ed è stata una grande festa.
Noi dobbiamo provare, per un attimo, a pensare cosa faremmo senza elettricità. Eppure, in Africa, nei villaggi, non c’è l’acqua né l’elettricità. Non ci sono frigoriferi, radio, televisioni che informano, si studia, chi può, a lume di candela, non esistono elettrodomestici di alcun tipo. La vita è scandita dal ritmo giorno-notte della Terra e là alle 18 è già buio.